Il
sufismo è una forma di meditazione ascetica legata alla cultura
islamica e all’insegnamento del Corano. La parola sufismo ha tre
possibili origini: da
"ahl
us-Suffa",
("quelli della veranda"), cioè i compagni del Profeta che
avevano rinunciato a tutto per vivere con lui; da Suf,
la lana del saio che portavano i primi asceti che vivevano nel
deserto; da safa, la purezza interiore oggetto della ricerca mistica.
Il
primo teologo sufi fu Hasan al-Basri (700 d.C. circa), che predicava
la rinuncia alle ambizioni mondane, ma le prime forme di misticismo,
derivate anche da influenze cristiane, sono associate al nome di una
irachena, Râbiah al-Adawiyyah (fine 700). Queste tendenze sufiste
furono condannate dalla maggior parte dei teologi musulmani, che
consideravano l'amore mistico per Dio un indecente abbassamento della
divinità al livello umano. Il
filo comune alle scuole di pensiero sufi e alle 39 confraternite
attualmente esistenti è l’approfondimento interiore dei precetti
religiosi. Nelle
confraternite si tende a creare un rapporto molto stretto tra
discepolo e maestro, che affrontano insieme le fasi dell'ascesi
(pentimento,
stato di gioia e purezza, estinzione dell’Io in Allah).
Per raggiungere lo stato di trance mistica i sufisti ricorrono ad
alcune tecniche respiratorie, danze simboliche, ripetizione del nome
o degli attributi di Dio. Queste pratiche, assieme al culto dei
santi, spesso ancora in vita, in passato furono oggetto di
persecuzione, perché considerate estranee all'ideologia islamica
tradizionale.
Nessun commento:
Posta un commento